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  • Immagine del redattoreBenedetta Marconi

La timidezza

Il termine timidezza deriva dal latino timidus e timere cioè “temere, avere paura”.

Nel lessico psicologico comune il timido corrisponde a colui che arrossisce in pubblico, che teme di essere giudicato e inadeguato a determinati contesti sociali essendo egli stesso, in primis, pervaso da un forte senso di autocritica. In greco il termine più vicino all’italiano timido è thymos che significa “tumulto, animosità, coraggio, valore” e va ad esprimere, quindi, una forte ambivalenza.

Ogni persona è portatrice del proprio thymos che può tuttavia andare in crisi e crollare allorché venga messo alla prova dal thymos di un’altra persona che si vive come superiore e di cui si teme il giudizio.

Nella società contemporanea essere timidi può sembrare a prima vista un limite. Il modello culturale dominante, infatti, essendo basato sull’apparenza, in seguito anche alla forte diffusione dei social network, tende a incentivare chi si esibisce, chi è abile cioè a catalizzare l’attenzione degli altri su di sé, attraverso un certo uso del linguaggio e del corpo.

Tuttavia, anche il timido ha la possibilità di esprimere le proprie risorse e potenzialità e una volta superata la barriera ci si può rendere conto che la sua natura differisce dall’immagine che comunica.

Ad un apparente distacco emotivo corrispondono al contrario una consapevolezza maggiore rispetto alle altre persone e un’ipersensibilità, tenute a freno da un forte autocontrollo che, se da una parte ne limita la spontaneità, dall’altra però ne fa un soggetto stabile e in grado di non essere dominato dalle pulsioni del momento.

È importante sottolineare anche che le persone che spesso possono apparire come più sfrontate e che tendono ad esporsi di più nei contesti sociali attraverso modalità anche aggressive, possono, a loro volta, nascondere un’emotività notevole. Si potrebbe, quindi, affermare che esistono varie forme di timidezza e che forse in fondo siamo tutti a modo nostro un po’ timidi. Le ricchezze presenti nella timidezza sono notevoli e possono essere apprezzate a vari livelli in contrapposizione agli stereotipi e alle connotazioni che la società tende ad imporre.

All’interno del film “Emotivi Anonimi” Angélique, la protagonista del film, grazie agli insegnamenti del signor Mercier, il suo capo e maestro di vita, riesce a rendersi conto che entrare in contatto con la propria emotività non significa annullarla, ma semplicemente esserne più consapevoli e sapere come meglio gestirla nella vita di tutti i giorni pur rimanendo se stessi.

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